Parrocchiale di San Giovanni Battista a Saviore

Storia e arte di una presenza religiosa

Descrizione

La facciata, imponente e proporzionata, è modulata da due ordini di lesene, al centro un portale in granito di pregevole fattura. 

La torre campanaria fu affiancata all’edificio nel 1852; in blocchi di granito squadrati, termina con quattro merli ghibellini, a coda di rondine, come la maggior parte dei campanili camuni, raggiungendo i 35 metri d’altezza. In stile barocco, la navata unica comprende sei altari laterali, dedicati alla Madonna, a Sant’Agnese, a San Valentino, scanditi da lesene sormontate da capitelli che riprendono lo stile corinzio. La pavimentazione è in lastre di granito bocciardato, risalenti all’epoca della costruzione, restaurata e riposizionata nel 1998. 

Nella sacrestia, mobili del XVI e XVII secolo ed una Santa Maria Maddalena di scuola veneta, dipinta ad olio, del XVI secolo. La Madonna lignea conservata in una nicchia presso l’altare della Madonna (il primo alla destra del presbiterio) è attribuita ai Ramus, una dinastia di intagliatori originari di Mu di Edolo, attivi tra il 1630 ed il 1700 nelle vallate alpine. Tra i tanti dipinti, è bene soffermarsi sulla pala dell’altare maggiore che risulta essere il tesoro di più grande valore artistico: dipinta ad olio, delle dimensioni di circa 2x3 metri, riporta il Battesimo di Cristo. L’affermazione, improbabile, secondo la quale la tela sarebbe stata portata a Saviore da Bernardino Zendrini a bordo di un asinello, non è suffragata da alcuna testimonianza scritta. 

Nelle rimanenti pale possiamo ammirare i Santi Antonio Abate, Rocco e Carlo Borromeo (XVII secolo), la Madonna con i Santi Antonio da Padova e Filippo Neri. 

Il primo altare di destra porta una pala di scuola veneta seicentesca, racchiusa in una bella soasa e raffigurante la Madonna del Rosario, i Santi Domenico e Caterina con i committenti. Sulla controfacciata vi sono due tele accostate, aventi per soggetto il Crocifisso e la Deposizione, del XVII secolo. La volta a botte è arricchita da affreschi e decorazioni, ripresi nel 1942 dal pittore Giacomo Piccinini, che nell’occasione raffigurò anche alcuni savioresi.